Si è conclusa la prima tappa della Biennale della Cooperazione, un momento per l’Alleanza delle cooperative per fare sintesi sulle cose fatte, ma soprattutto per progettare un futuro che, a giudicare dall’ultimo Rapporto Svimez che fotografa una Italia e due binari con previsioni di crescita nel 2019 assai modeste, è decisamente incerto. Eppure il movimento cooperativo tutto, nel Mezzogiorno ci crede e ci crede molto, se ha deciso che la prima tappa della Biennale fosse al Sud, prima di Bologna, Milano e Roma.
È stata una due giorni positiva per ragionare tutti insieme sul ruolo che la cooperazione può avere in questo quadro incerto e a tinte fosche. Dalle discussioni, ma anche dalle numerose testimonianze che si sono avvicendate è emerso un dato significativo, ovvero che il sistema cooperativo per come è strutturato e per come è attualmente strutturata la società, è certamente più funzionale di altri allo sviluppo del Mezzogiorno. I dati forniti dal Centro studi Alleanza Cooperative Italiane e resi noti dal presidente Maurizio Gardini, parlano di un Mezzogiorno in cui tra il 2012 e il 2016 sono stati creati 20mila posti di lavoro nell’ambito cooperativo a fronte dei 25mila nelle imprese e con 232.000 occupati in cooperative.
“Per tutto questo abbiamo deciso che la Biennale partisse da qui – ha detto il presidente di Legacoop Puglia Carmelo Rollo che ha fortemente voluto la tappa al Sud– per dire che le persone, al di là del movimento cooperativo, hanno bisogno di essere protagoniste attive, come ci dimostrano ogni giorno e dovunque andiamo ad ascoltarle. Il nostro compito è mettere a loro disposizione gli strumenti perché questo possa avvenire. Abbiamo la necessità – ha continuato – di informare e la Biennale è sicuramente un’occasione per farlo e per avvicinare chi è lontano da questo mondo. E poi abbiamo la necessità di accompagnare le persone nel percorso cooperativo. Il documento unitario con cui si è concluso il confronto barese parte dalla fotografia del sistema esistente, ma si spinge sull’altro grande tema che è quello dell’innovazione. Che in Puglia è già partita, con le cooperative di comunità. Uno strumento che si sposa bene con l’attività di partecipazione che la Regione Puglia sta portando avanti. Lo ha confermato anche il presidente Michele Emiliano che ha chiuso la prima tappa della Biennale. “Non è un caso che la Regione Puglia – ha detto – dopo aver varato la legge sulla partecipazione che consente anche ai singoli di chiamare alla decisione comune pezzi della propria comunità, sia stata anche la prima in Italia a mettere a bando piccoli finanziamenti per le cooperative di comunità per mettere in campo servizi. È una idea molto flessibile fatta di attività che possono integrare, in termini di sussidiarietà, il lavoro delle istituzioni”.
E se cooperazione vuol dire fare impresa creando valore, se vuol dire racconto dei territori, la Biennale partita da Bari è stata una preziosa occasione per far sentire la preoccupazione di tutto il movimento cooperativo per quello che sta accadendo nel mondo dell’editoria. Perché non c’è racconto di territorio, né di benessere o malessere di una comunità, senza il sistema dell’informazione.
Una preoccupazione che il presidente di Legacoop Puglia Carmelo Rollo aveva dichiarato nei giorni scorsi e che ha ribadito con forza nel suo intervento.
“Al di là del pericolo generale – ha detto Rollo – vorrei segnalare alla platea che se dovessero chiudere dei giornali o delle tv, chiuderebbero prima nel Mezzogiorno e poi altrove. E anche questa dovrebbe essere una battaglia del Mezzogiorno. Noi abbiamo bisogno di raccontare i territori. E se la politica fa un gran silenzio sulla situazione in cui verte la nostra informazione, noi faremo tutto il necessario per difendere la stampa come presidio di democrazia e di libertà. Perché questi sono i valori su cui fondiamo tutto il nostro operare. Noi siamo – ha concluso – perché questo fondo per l’editoria non solo non venga azzerato ma perché venga incrementato”.
Con la collaborazione di Legacoop Puglia
