DalVivo – foto di Maurizio Di Leo

DAL VIVO

Siamo arrivati al nostro decimo numero, è pur giusto strizzarci un po’ l’occhio in vista delle prossime avventure che speriamo di vivere e che, siamo fiduciosi, vivrete con noi. Come Rossella Sobrero, che ringraziamo per aver contributo, con un suo articolo, alla stesura di questo numero, dopo aver partecipato ad una delle nostre riunioni di redazione.

Ringraziamo anche tutti i nostri lettori: quelli che non perdono neanche un link fra le righe e quelli che si approcciano incuriositi ad un progetto che ha tutta l’ambizione di portare a bordo valore, soprattutto se condiviso.

In ultimo, ma non per ultimi, un doveroso grazie a tutta la redazione che di strada ne ha fatta e ne farà ancora, se lo vorremo, insieme.

In fondo, c’è sempre una buona occasione per festeggiare.

Buona lettura!

Dopo mesi di isolamento forzato la parola “dal vivo” sembra quasi un ossimoro. Assume però dei contorni salvifici, un lento ritorno alla normalità che lascia presagire qualcosa di buono, che ancora non si sa come sarà.

Infatti, di quale normalità parliamo? Man mano che la società si è gonfiata di nuovi bisogni ed esigenze (non solo economiche) si è accompagnata anche all’esigenza di scrivanie e posti dove collocare nuove e sempre più specializzate risorse umane. Gli uffici sono diventati sempre più grandi, inghiottendo maggiore spazio nelle città. Abbiamo desiderato con forza, fino a poco tempo fa, nel vivo della reclusione, di ritrovarci vis-a-vis nelle sale ristoro dei nostri uffici, per la consueta pausa caffè con il collega di turno al quale raccontare l’ennesimo weekend di ripresa. Eppure, la creatività non è mai nata tra le scrivanie di stanze affollate e via vai di passi e telefonate. Forse la soluzione ad un investimento di tempo più consapevole nella dimensione lavorativa, è da ricercare in modo più creativo ed audace, da una panchina stile Forrest Gump, al divano tipo un novello Oblomov, o in qualsiasi altra parte che ci allontani dalla consuetudine del quotidiano. Questo si può considerare come la ‘fine’ dell’ufficio o l’inizio della sua ora più bella?

D’altronde, c’è anche chi può lavorare sempre e solo dal vivo, di quella fisicità che alimenta le casse e permettete la sopravvivenza del sistema economico in un ritorno di valore circolare. Una gran voglia di vita, quella smaniosa di ritrovare le proprie liturgie quotidiane, i propri simboli, anche quelli frivoli, perché l’appellativo di ‘consumatore’ non ci fa poi così ribrezzo, soprattutto nelle torride giornate d’estate. Quelle in cui il pensiero corre veloce verso la spiaggia, dal vivo ma non troppo con ombrelloni semi chiusi dalla paura e vie del signore che sembrano “finite” o inibite.

Un turismo di massa intriso di contraddizioni, che forse lascia spazio ad un vivere più semplice: voglia di natura e di attività all’aperto, in sintonia con ciò che si è, senza pregiudizi, rivendicando in alcune occasioni anche la propria identità a strisce colorate, insieme agli altri, in uno spazio rigorosamente aperto, un dal vivo che suona come un grido di libertà.

È di lotta alla sopravvivenza che si è sperimentato in questi mesi: abbiamo visto aziende, organizzazioni e chiunque, non fermarsi davanti alle impervie fatalità, anche chi è proprio dal vivo che coglie i frutti migliori del suo successo, senza perdere il divertimento nel cercare strade nuove per mestieri conosciuti.

Il bisogno di socialità è intrinseco alla nostra natura umana, la possibilità di coltivare relazioni umane ed affettive non potrà sicuramente essere confinato a link e sale virtuali di uno schermo limitato che ha ben poco da lasciar immaginare. Non come la bellezza di guardarsi intorno e di cercare di afferrare continuamente con lo sguardo quello che circola nell’aria.

Un sipario che torna ad alzarsi lentamente, sulle varie camere della nostra realtà, per rivitalizzare gli spazi dando voce alle emozioni, che solo dal vivo sembrano toccare le corde giuste della nostra umanità.

#Giustadisale – Tutto ciò che ha gusto

In fondo, non si può dire che il digitale abbia surclassato le buone maniere, quelle che dal vivo passano attraverso aspetti sociali, valoriali, ma anche spesso elementi estetici. Tanto da parlare di un vero e proprio ‘vidiquette’, ovvero apparire nel miglior modo possibile anche in video. In un momento storico in cui anche la moda si reinventa, nel tentativo di continuare a mettere in risalto il valore del Made in Italy, Laura Malfatto, con l’aiuto dell’azienda Talarico e del suo fondatore Maurizio Talarico, artigiano dell’alta moda, ragiona su quanto sia importante puntare sulla valorizzazione delle eccellenze, e di quanto i “simboli” – come la cravatta in questo caso – possano essere ambasciatori, anche sostanziali, del talento italiano.

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Luci Cooperative

Biljana Prijic, Alleanza 3.0

A Ferrara qualche anno fa conobbi (dal vivo: giuro!) il cooperatore inglese autore del logo internazionale di tutta la cooperazione. A proposito del nostro lavoro di comunicatori mi disse: Biljana, viviamo in un tempo bellissimo in cui non siamo costretti a stampare tutto perché tante informazioni passano su canali digitali, ma possiamo scegliere cosa stampare e farlo benissimo. Aveva ragione, da quando stampiamo meno, stampiamo (in genere) meglio. Quando mi capita, scelgo bella carta, angoli stondati, cuciture filo refe. Allo stesso modo potremmo fare tesoro del bagno di digitale forzato che a tanti di noi è toccato e tocca ancora (spesso faticosissimo, come sa chi non ha uno studio, chi ha bimbi piccoli, chi non ha una buona connessione…), ragionando che non dobbiamo per forza passare da un estremo all’altro, ma che abbiamo la fortuna di scegliere. Dopo il lavoro 100% da casa non dobbiamo tornare al 100% in ufficio. Cosa facciamo #dalvivo? E cosa invece non serve e può passare benissimo per i canali digitali? Sceglieremo di fare in presenza solo le riunioni davvero importanti, o i workshop in cui il corpo “ci serve”, come quelli di co-design per esempio. Per le altre sfrutteremo le molte piattaforme che abbiamo imparato a usare, e che probabilmente miglioreranno ancora. E poi. Come sono le lezioni dal vivo? E cosa invece può essere proprio meglio farlo in DAD? E ancora: cosa questa possibilità di scelta potrebbe scardinare di ormai inutile? Questa lettera di un insegnante è tra le riflessioni più belle e utili lette in questi mesi.

Scaffale

In mare non esistono taxi, Roberto Saviano, Contrasto

Esistono tanti dal vivo che bloccano il respiro, i dal vivo negati, quelli anelati e quelli drammaticamente contestati.

Esistono dei dal vivo lunghissimi, persi in un mare che sembra non finire mai.

Immagini forti quelle commentate da Roberto Saviano, una realtà che si fa cronaca, storia, spesso tragedia.

Da Alan a Josefa, passando per il racconto del caso Diciotti, e le fotografie segnanti realizzate da una fitta schiera di fotografi tra cui: Paolo Pellegrin, Giulio Piscitelli, Olmo Calvo e Carlos Spottorno.

Sei interessato a leggere il libro? Ti ricordiamo che esiste MLOL, la biblioteca digitale aperta e partecipata. Per prendere libri in prestito quando vuoi e dove vuoi.

La sfida per i lettori

Il contrario di ‘Da Remoto’ è ‘Dal Vivo’: abbiamo imparato a fare tutto da lontano. Prima di tutto il lavoro, con le sue riunioni su ogni tipo di piattaforma, ma anche aperitivi e compleanni tra amici e famiglia. Abbiamo visitato musei che mai avremmo pensato, fatto cene, a volte anche a lume di candela. Non senza fatica ci siamo adattati, e più di un sorriso si è spesso generato. In questo lento ritorno alla normalità, cos’è per te indubbiamente ‘Dal Vivo’?

Inviaci se vorrai le tue riflessioni all’indirizzo email illatopositivo@cnsonline.it

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