
In fuga dalla routine…in bocca ai mostri! – foto di Emanuella Azzone
FUGA
“Hai mai pensato di andare via e non tornare più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero. Ci hai mai pensato?”
(“Il fu Mattia Pascal”, Pirandello)
Spesso, la fuga viene intesa come un atto irresponsabile: l’uomo consapevole sa che deve affrontare la realtà, qualunque essa sia. Fuggire semplifica, è codardo, alle volte necessario, ti salva la vita; altre volte una scelta pericolosa, non sai verso cosa fuggi. Una cosa è certa: fuggiamo tutti sempre e comunque, anche quando stiamo fermi.
Lo avrete capito, questa settimana parliamo di Fuga, buona lettura!
Una società che viaggia di corsa, alienata da ritmi serrati, eternamente connessa, che si lascia influenzare da notizie “facili”, rischia di non andare lontano, ma qual è la verità? Qualcosa che tutti condividono? Come definizione è deludente, rischiamo di perderla, generando fughe insospettabili.
Ma la fuga può essere anche un atto rivoluzionario, una ribellione ai ricordi dolorosi. Il fuggitivo è tormentato da eterno dilemma: restare, andare, smettere di ricordare per non soffrire.
Fuggire o combattere?Il 2020 sarà ricordato come l’anno del Virus, evento imprevedibile, ma disertare la battaglia che restituirà dignità al nostro mondo ci rende negligenti, e poiché fuggire dal futuro non si può, c’è chi ha imparato a prevederlo, per condividerlo, e chi lo prevede solo per se stesso.
Combattere e poi fuggire? Sì, alle volte giocarsela fino alla fine diventa un piano di fuga dalla rabbia e per la vittoria.
In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare
(Laborit “Elogio della fuga” dal film Mediterraneo di Salvatores)
Sognare un rifugio sicuro, lontano da fame e guerra, percorrere una strada impervia, liquida e impetuosa, un flusso inarrestabile, una fuga di innocenti, che spesso non trova salvezza neanche dove sperava e fugge di nuovo.
In ognuno di noi c’è l’inquietudine della fuga, l’intolleranza dello spazio chiuso, del consueto. In ognuno di noi l’esploratore cerca di sopraffare il cittadino per portarlo in strada. Via,…. ma non proprio in tutti, c’è anche qualcuno a cui piace non doversi esporre alla vita quotidiana e allora preferisce sovrapporre il distanziamento fisico a quello sociale e come Linus con la sua coperta, fugge dentro se stesso.
I nostri numeri sono tutti per voi, quelli che amano confrontarsi con fatti e sensazioni vogliono essere uno spiraglio positivo alla visione catastrofista del mondo, questo non significa dimenticare ciò che è accaduto (75 anni dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki) e quello che sta ancora accadendo, il nostro cuore va a Beirut.
Ringraziamo per la fiducia i nostri lettori, Maria Rita Fiasco che con le parole di Hannah Arendt ci invita a non smettere mai di coltivarla, anche e soprattutto nei momenti più difficili, e Marco Mingrone di Legacoop Produzione e Servizi per la riflessione su come la fiducia sia un collante imprescindibile per il Paese di cui essere tutti artefici e custodi.
Ellepi Jukebox
Non c’è fuga, qualsiasi essa sia, senza il giusto ritmo. Dalle scale che ci conducono alle porte dei nostri desideri, a quelle di violino, per accompagnare i passi e far danzare i pensieri.
Abbiamo pensato di selezionare per voi una playlist tematica: parole in musica di artisti che fanno della melodia un amplificatore dell’interiorità ed espressione di un moto che lascia alle vibrazioni tutto il lavoro.
Musica per rifuggire i malumori, o vestirli a festa; musica per alleggerire la mente e concedersi una fuga armonica senza la fretta del ritorno; musica per dettare il tempo della prossima tappa, chissà dove chissà come.
Perché “ciò che non si può dire e che non si può tacere, la musica lo esprime”.
Scaffale
Fuga dalla libertà – Erich Fromm
In un periodo in cui la tentazione di fuggire è per tutti fortissima, dopo che ci siamo sentiti privati della nostra libertà, è sulla libertà che vi proponiamo una lettura. Quella libertà alla quale l’individuo tende per natura ma che non sempre è in grado di gestire. E dalla cui grandezza può essere tentato di fuggire.
È davvero la libertà ciò che l’essere umano desidera ed a cui tende? O è forse solo l’idea della stessa a desiderare, non essendo capace poi, una volta raggiunta, di usarla per realizzarsi?
Apparentemente paradossale, l’analisi condotta dal filosofo Erich Fromm sull’evoluzione dell’umanità, attraverso secoli di storia, ci dice proprio che l’essere umano, che tanto ha lottato per affrancarsi da sistemi di governo e controllo autoritari come nelle monarchie o nel feudalesimo, non sia poi in grado, una volta “liberatosi” da tali strutture, di gestire la libertà conseguita, avvertendo un senso di inadeguatezza, solitudine e insicurezza.
Due le possibili strade da percorrere nel processo evolutivo dell’uomo per la gestione della libertà: maturare e gestire libertà o “fuggire” da essa…
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La sfida per i lettori
Raccontacelo scrivendo alla redazione illatopositivo@cnsonline.it
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