
Stranger In A Strange Land – foto di Maurizio Di Leo
Stranieri
“C he sia la fisionomia, forse l’accento, magari il modo di vestire. Può essere il colore, ma anche la storia d’origine e le abitudini di vita. Ognuno diverso dall’altro, tutti estranei agli altri. C’è dello straniero in ciascuno di noi: sono le cose rispetto alle quali ci sentiamo estranei, sono i viaggi intorno all’universo, fra gli angoli di mondo alla ricerca, tutti, di una terra promessa.
Come si faccia a definirli, noi non lo sappiamo, e forse non è così importante perché, gira che ti rigira, siamo tutti stranieri in terra straniera.
Buona lettura!
Abbiamo confini a definire strisce di terra, oceani e mari a separarci gli uni dagli uni, chilometri e chilometri di strade per raggiungerci e, magari, ci si ritrova stranieri nel proprio pezzo di mondo. Anche a casa propria bisogna fare i conti con controversie, disappunti e grandi interrogativi: c’è chi alza la voce per ribadire la sua, e chi costruisce boulevard alberati per dare nuova vita ad una vecchia storica diatriba.
Prove di guerriglia civile in Irlanda
Idee di gentrificazione in Via Padova a Milano
La società ci porta a plasmare l’immagine dell’altro al fine di disumanizzarlo e utilizzarlo come capro espiatorio. L’altro diventa immagine deforme di sé stesso e per tanto ne rifiutiamo il riconoscimento. Tendiamo ad omologarci e ad auto-condizionarci. Ma cosa succede se l’altro fosse proprio dentro di noi, come si riuscirebbe ad affrontare il conflitto con noi stessi?
Diversità, il riflettersi allo specchio e non riconoscersi
Ricercare la propria natura è un atto di grande coraggio, ritrovarsi per non sentirsi estranei nel proprio corpo. Il cammino è spesso tortuoso, arduo e, almeno all’inizio, solitario. È uno dei modi possibili per arrivare alla consapevolezza e di conseguenza all’accettazione di sé stesso. Solo conoscendoci possiamo affrontare ciò che ci circonda ma senza isolarci in un mondo parallelo, straniero.
Adolescenza, corpi in trasformazione e ritiro sociale
La bellezza socialmente costruita, quella dettata da un mondo egemonico, che si traveste da buonista, ma è quella che detta le regole. Quanto vale realmente il nostro punto di vista? Quello che per forza è bello lo ha deciso la massa. Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.
Scappare o allontanarsi dalla propria terra può avere tanti motivi: reinventarsi una vita, mischiarsi tra tradizioni ed usanze, allargare la mente e spalancare gli occhi a nuove opportunità. Tanto la strada prima o poi si ritrova!
I ragazzi e le ragazze che si raccontano su “Expat” (programma di Radio 3, riascoltabile su RaiPlay Radio)
Tramonti, il piccolo borgo che ha fatto scoprire al Nord il piacere della pizza
Un consiglio per il weekend? “Beforeigners”, un fanta-poliziesco in cui s’immagina l’arrivo dal passato di migliaia di migranti, disponibile adesso su Raiplay.
La serie crime sui profughi del tempo
Lo straniero è come un fratello che non hai mai incontrato (proverbio africano)
Se parliamo di stranieri, gli Stati Uniti rappresentano il più grosso agglomerato di etnie e linguaggi vi siano nel mondo, possiamo dire che lì sono tutti stranieri, in realtà il nuovo mondo si è sempre sforzato, riuscendovi più o meno bene, a dar loro una patria. Il succedersi di Presidenti mossi da valori così distanti uno dall’altro fa mutare costantemente la politica estera americana e così oggi Biden, non abbassa la guardia nei confronti della Cina, ma cambia i toni, che diventano più concilianti e accetta ufficialmente di definire genocidio quello commesso contro il popolo Armeno, a distanza di più di cento anni.
America e Cina a colpi di fioretto
Biden riconosce il genicidio Armeno
E se sei asiatico, ma americano come te la vivi? Lo racconta un libro Chinatown interiore che ha vinto il National Book Award 2020, edito dalla Nave di Teseo, dove l’autore riflette sulle ragioni per cui essere asiatico in America porta molti a pensare di essere sempre stranieri.
“Tu semini, la pianta cresce veloce e muore subito, ma purifica acqua e terreno e la seconda crescita è una rinascita. Un’idea che mi appartiene, come a ogni immigrato”.
L’Oscar 2021 ha favorito gli stranieri, il miglior film, ma anche la miglior regia è andato ad una donna asiatica Chloè Zhao e il primo asioamericano della storia candidato per il miglior protagonista con una storia che sa di prezzemolo, Minari.
Ma se vogliamo parlare dello straniero più temuto, quello che vive ovunque ma non ha patria, l’apolide per eccellenza, perché si adatta ad ogni ambiente e vive a discapito di chi muore, quello è il virus, che si è servito come veicolo dell’essere vivente più innocuo, il pipistrello, l’unico mammifero capace di volare e che svolge nella catena alimentare un ruolo fondamentale e per questo noi lo abbiamo già perdonato.
Perché i pipistrelli sono gli ospiti ideali dei virus (articolo molto interessante)
Speciale Indagine OMS a Wuhan (puntata di Presadiretta)
Luci Cooperative
Biljana Prijic, Alleanza 3.0
Mio papà è stato la star del paesino abruzzese dove sono cresciuta per molti anni. Era un migrante sportivo prima che la nostra terra diventasse culla di profughi di guerra nostro malgrado. Per tutti era “lo slavo”, connotazione quasi sempre neutra, qualche volta affettuosa, raramente ostile. Mi racconta mio padre che quando andava a rinnovare il permesso di soggiorno in quei primi anni Ottanta nel pescarese era una festa. In questura lo conoscevano tutti, perché gli stranieri erano pochissimi e spesso non spinti dalla disperazione. Già io ho una storia diversa. Gli anni prima della cittadinanza erano un incubo di burocrazia e crescente fastidio nei “nostri” confronti che mi hanno provocato molto dolore e che non hanno giovato al mio patriottismo (l’Italia è l’unica patria che mi sia rimasta). Gli italiani (orrenda generalizzazione, ma ci capiamo) erano per lo meno accoglienti e ti tolleravano finché potevano darti qualcosa che somigliasse alla carità. Da un po’ di anni a questa parte nemmeno quello. Eppure una società davvero inclusiva è quella che non solo consente ma favorisce che gli stranieri non solo ne facciano parte ma ricoprano anche ruoli di responsabilità. Una bella campagna promossa dalla mia cooperativa dice a proposito di un barattolo di pelati Fatto da Erik, produttore locale, uomo libero. Messaggio meraviglioso che mi rende fiera. Forse però come collettività ci fermiamo lì. Appena sopra la soglia della schiavitù. Va bene uscire dal caporalato ma non allarghiamoci troppo. Del resto con l’ascensore sociale guasto da molti anni non ci dobbiamo stupire se la guerra è tra poveri. “Ci rubano il lavoro” è forse la più grande mistificazione e falsa illusione collettiva del nostro tempo, in cui le persone normali perdono, e primeggiano solo quelli che partivano con vantaggi sui mezzi di produzione di stampo quasi ottocentesco. Mi rendo conto di quanto suoni drammatico, ma la forbice si allarga e continuiamo a non parlarle: a me pare questo l’elefante rosa nella stanza che nessuno nomina, più che qualsiasi altro tema. Dalla mia vita cancellerei solo la guerra civile nel mio paese. Per il resto, essere straniera mi ha dato un punto di vista unico e una voglia di lottare sempre che non posso rinnegare. La cooperazione come idea e come ideologia è stata facilmente la mia casa perché mai ha detto che “ogni voto conta uguale” tranne quello dello straniero, e è sempre stato implicito che la “porta aperta” fosse davvero tale per tutti e per tutte, e non chiusa per chi fosse nato o nata altrove. Sono una straniera privilegiata perché mi mimetizzo molto bene, ma non sono esente dai condizionamenti che abbiamo tutte e tutti, e non posso dire di aver sempre davvero mantenuto uno sguardo inclusivo e accogliente. Vorrei che ci ponessimo di più questi interrogativi, come cittadine e cittadini certo, ma anche come cooperatrici e cooperatori.
Il cartellone di Carlo Strata
Il cinefilo incallito di Kinodromo

Scaffale
Straniero in terra straniera, Robert A. Heinlein, Fanucci
Spedizione su Marte, unico sopravvissuto. È Valentine Michael Smith, cresciuto dai Marziani, ed estraneo agli esseri umani. Al suo rientro sulla Terra è completamente inconsapevole di tutto ciò che lo sta aspettando. Cosa significa diventare un umano? Quali sono le loro abitudini sociali? Una nuova vita si prospetta all’orizzonte, tra imprevisti, scoperte ed una nuova Chiesa che decide di fondare, basata sull’amore puro e diffondendo le capacità psichiche che ha acquisito dai Marziani. Un uomo o marziano dai super poteri che altererà inevitabilmente e per sempre gli abitanti della Terra.
La domanda per i lettori
Siamo tutti un po’ stranieri, estranei a volte alle circostanze, altre al luogo che abitiamo, alcune invece a noi stessi. E tu, di cosa ti sei scoperto straniero? Scrivici se vuoi le tue riflessioni a illatopositivo@cnsonline.it
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