
La Redazione
Arrivederci
L a Redazione vi saluta, il Lato Positivo chiude, non per stanchezza né per mancanza di idee, ma perché le ragioni che ci hanno spinto a partire sono venute meno, quel vuoto da riempire si è colmato e l’opportunità di riprendere le nostre vite ha sostituito il tempo fermo di quei giorni. Sono stati due anni colmi di “parole”, scritte per non dimenticare, discusse per aiutarci a riflettere e pubblicate per condividere con voi le nostre riflessioni. Il gruppo si scioglie ma rimarrà unito su quel fil rouge che ha cucito i nostri numeri e si ritroverà sempre nelle idee comuni e nei progetti futuri.
Buona lettura e… arrivederci!

Alice, Salvador Dalì
“Sto pensando ad Alice: preparata a nulla, ma pronta a tutto. Così mi sento” – Maria Rita Fiasco, Gruppo Pragma
Non vorrei sembrare romantico ma c’è molto di romantico in questo viaggio che è stato un buon compagno di viaggio per tutto il tempo che è durato.
Romantico nel senso di opposto a razionale, inteso come un uso parsimonioso ed economico del proprio tempo e delle proprie energie. Perché non c’è proprio nulla di razionale in un gruppo di persone che investono il proprio tempo per un progetto che non ha un punto d’arrivo, che non porta soldi, non porta gloria e non porta nemmeno bricioli di carriera. O forse il lato razionale della faccenda è proprio lì: fare qualcosa che non porta soldi o gloria o bricioli di carriera per dimostrare che grazie a Dio la vita non finisce lì. Nemmeno se la vita di cui stiamo parlando è quella dentro un’impresa.
Anche dirsi ‘Addio’ è romantico. Potrebbe essere più economico un ‘Arrivederci’ che è senza impegno, un rimandare sine die, un illudere a fondo perduto (nonostante le apparenze, il 90% degli arrivederci è un vero addio). ‘Addio’ richiede più senso di responsabilità e anche un minimo di bilancio: ci piace ancora farlo? Siamo ancora utili? Possiamo ancora permettercelo?
E poi, forse, ‘Addio’ consente di guardare al viaggio con più leggerezza, di domandarsi senza troppi giri di parole se oggi ne sappiamo di più di quando siamo partiti. Se ne è valsa la pena, se è stato abbastanza avventuroso non avere la più pallida idea non solo del dove saremmo arrivati, ma anche della strada che avremmo fatto, del tutte le volte che siamo rimasti senza benzina, degli autostoppisti che abbiamo caricato e di chi ci ha dato un passaggio. Perché, alla fine, un viaggio è degno di essere chiamato viaggio solo se non so dove mi porterà. Occasioni, opportunità e quel bel tot di serendipità che, a conti fatti, rendono un viaggio -qualunque viaggio- degno di essere salutato, congedato e ricordato.
Perciò addio anche al Lato Positivo, lo si mette in cantina per sfogliarlo ogni tanto come accade agli album di famiglia. Che poi, appunto, di un album di questa famiglia CNS è davvero stato.
Carlo Turati
Luci Cooperative
Biljana Prijic, Coop Alleanza 3.0
Questo spazio nasce in una pandemia e si ritrova in una guerra. Non c’è davvero nessun lato positivo in una guerra. Non ne usciremo migliori, questo è certo. Intendo ovviamente dire che non c’è un lato positivo a livello collettivo. Alcuni conquistano potere e denaro, il loro lato positivo lo trovano eccome, ma sono una esecrabile minoranza. Non voglio parlare di loro perché il mio disprezzo non può essere contenuto in pochi bit. Nel piccolo spazio che ho talvolta occupato in questo luogo di ottimismo ho molto parlato di cooperazione. L’ho fatto con idealismo ma anche con realismo, senza illusioni ingenue. Ripiombare nei pensieri della guerra getta ombre sinistre persino a ritroso. Cinicamente sembra che niente possa essere utile e luminoso nel mondo che non impara dai suoi errori: quello che abbiamo studiato, le professioni che facciamo, i valori che portiamo avanti. Tutta la nostra scienza non ci porta una soluzione. Siamo travolti dalle onde senza possibilità di riemergere per respirare. E anzi all’angoscia dei primi giorni si sostituisce una inevitabile indifferenza, la rimozione di chi può permettersi di non pensare alle bombe 24 ore al giorno, e finisce per assuefarsi all’orrore o a non volerci pensare più. L’unico rimedio possibile come sempre è superare la nostra dimensione individuale e pensare in modo collettivo. Non è stando ciascuno in collegamento perenne con le notizie che impareremo qualcosa o troveremo delle soluzioni durature per tirarci fuori dal buco della guerra, della crisi energetica perenne, della catastrofe ambientale. Succederà qualcosa solo tornando a unirci in molte forme -magari inedite-, a cercare risposte più trasversali possibili e non ragionando per trite conventicole. C’è una generazione che aveva ragione vent’anni fa che un altro mondo fosse possibile e necessario; è stata picchiata e ridotta al silenzio. C’è una generazione oggi che ha sbattuto in faccia ai potenti le loro responsabilità sul riscaldamento globale e un clima impazzito; è stata derisa e poi confinata in casa come noi tutti. Ma non è ancora l’epoca della disillusione, perché non lo è mai. Ha sempre senso lottare, è che è poco efficace farlo da soli. Se c’è un lato positivo da ricercare sempre nelle situazioni nere è che diventa palese come unirsi sia l’unico vero modo per produrre pensiero, farsi sentire, cambiare le cose. Auguri e tutte e tutti noi, e arrivederci.
Un esempio di condivisione e collaborazione
Rossella Sobrero, presidente FERPI Federazione Relazioni Pubbliche Italiana
Un’esperienza di condivisione che stimola le persone a partecipare alla trasformazione in corso: “Lato positivo” è stato anche questo e mi fa piacere aver portato il mio contributo nei mesi scorsi.
In uno scenario in continua evoluzione questa iniziativa ha contribuito a far crescere la consapevolezza che ognuno deve fare la propria parte se vuole partecipare ad un cambiamento che è prima di tutto culturale. Un cambiamento che deve coinvolgere tutti e che richiede apertura, solidarietà, condivisione presupposti necessari per continuare il percorso che ci porterà ad uno sviluppo sempre più sostenibile.
Ognuno deve imparare a rispondere delle proprie azioni e agire valutando sempre le conseguenze del proprio comportamento. Se per le imprese l’impegno è gestire al meglio la propria attività per le persone l’obiettivo è mettersi in gioco: solo così la sostenibilità non è una dichiarazione di principi e di valori ma diventa un’azione quotidiana.

Il Lato Positivo si fa famiglia, e arriva fino in Israele
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