Sfide ed opportunità nello scenario post pandemico.

Negli ultimi due anni lo smart working è entrato a far parte delle nostre vite e del dibattito comune a causa della pandemia da Covid-19 che ha imposto l’esigenza di rispondere alla situazione emergenziale con l’introduzione su ampia scala di questo nuovo modo di lavorare. Oggi, superata l’emergenza della crisi sanitaria, vediamo lo smart working affrontare una nuova fase, affermandosi come un possibile modello lavorativo a lungo termine capace di rispondere a nuovi bisogni e necessità, in uno scenario sociale ormai mutato in modo irreversibile. Questo ha portato le imprese e la Pubblica Amministrazione a ragionare e a discutere su come affrontare questa evoluzione in atto nel modo più ottimale, gestendone le complessità e potenziandone le opportunità.  Nel nostro territorio è nata proprio con questo obiettivo la Rete SmartBo: la prima rete territoriale promossa dal Comune di Bologna e dalla Città Metropolitana, per la promozione del lavoro agile che comprende 36 organizzazioni pubbliche e private, tra cui anche CNS.

In questi anni, in cui nuove forme di lavoro sono state sperimentate, si è potuto vedere come siano molti gli impatti positivi riscontrati. Le persone hanno visto un significativo miglioramento della propria qualità della vita grazie al lavoro agile, permettendo una migliore conciliazione tra lavoro e vita privata, portando ad una migliore gestione del tempo libero e quindi a un generale miglioramento del benessere dei dipendenti. Un altro elemento da considerare quando si parla di smart working sono invece gli impatti generati sulla mobilità con una riduzione del traffico dovuto ai ridotti spostamenti verso sedi di lavoro spesso lontane, e comportando così un ripensamento della viabilità cittadina e ad un’ottimizzazione del servizio di trasporto pubblico. Infine, lo smart working ha un forte impatto sul territorio, grazie alla possibilità di lavorare in luoghi alternativi o nella propria abitazione. In tale contesto, si stanno riaffermando le aree periferiche delle città che subiscono spesso uno spopolamento dovuto alla migrazione della forza lavoro verso le aree centrali dove sono collocate le principali sedi.

Proprio per la grande rilevanza e complessità di questo tema e di ciò che può comportare, è bene essere consapevoli anche delle relative sfide che le imprese devono prendere in considerazione, tra cui:

  • Il necessario ripensamento dei tradizionali spazi comuni e degli uffici ormai spesso inadeguati alle nuove necessità della forza lavoro, per implementare una modalità ibrida che motivi le persone a conciliare il lavoro da remoto con la presenza nelle sedi.
  • La strutturazione di una nuova cultura aziendale sensibilizzata al tema e ingaggiata in questa transizione che abiliti il cambiamento.
  • Il ripensamento della gerarchia e della struttura aziendale spesso ancora molto verticale, rigida e poco adatta a questa nuova realtà flessibile dove i lavoratori hanno sempre più autonomia a discapito del diretto controllo da parte dei superiori.
  • I rischi derivanti dalla scelta di eliminare lo smart working come modalità aziendale, rappresentati dalla possibile perdita di forza lavoro o dalla scarsa attrazione di giovani talenti che lo reputano elemento fondamentale.

Se le sfide sono senza alcun dubbio numerose, altrettanto lo son le opportunità che l’adozione del lavoro agile comporta da parte delle organizzazioni:

  • Meno costi di gestione della sede di lavoro dati dalla scelta di giorni di chiusura della stessa per via della possibilità di lavorare da casa, in particolar modo in relazione ai costi energetici.
  • L’upskilling di competenze per la propria forza lavoro in risposta alla forte spinta che lo smart working ha dato all’uso del digitale e alle tecnologie, oltre che ad un maggiore sviluppo di soft skills che permettono una maggiore autonomia nella gestione del proprio tempo e dei propri compiti.
  • Una maggiore produttività come conseguenza di una crescente soddisfazione delle persone e di un maggiore ingaggio dato dalla fiducia offerta dall’impresa.
  • Una maggiore resilienza data dalla strutturazione di nuovi modelli di lavoro incentrati sulla flessibilità, che consentono una migliore preparazione ad eventuali futuri shock e sfide di sistema.

In conclusione, appare ormai evidente come lo smart working non comporti solo la possibilità di poter lavorare da un luogo alternativo rispetto al proprio ufficio, ma rappresenti un radicale cambiamento nella mentalità e nella concezione del modo di lavorare in senso più profondo che porta con sé numerose sfide e opportunità. In termini più ambiziosi, questa evoluzione spinta dalla crisi pandemica, comporta la possibilità di costruire un modello lavorativo flessibile che incontri i bisogni delle persone e che porti ad un maggiore benessere e produttività, svincolandosi dalla rigidità del luogo e dell’orario lavorativo, proponendo un’organizzazione del lavoro autonoma basata su obiettivi. Ciò che è certo è che questa evoluzione oggi non è più ignorabile e ogni impresa si trova a riflettere su come affrontarla al meglio, cercando una propria personale strada per implementare questi cambiamenti in modo graduale e progressivo, costruendo nuove modalità e nuovi sistemi.

A cura di Impronta Etica*

*Impronta Etica è un’Associazione senza scopo di lucro costituitasi nel 2001 per la promozione e lo sviluppo della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa (RSI).

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